
Che la sensibilità italiana sia stata maestra esigente per innumerevoli artisti e letterati di paesi diversi nel corso dei secoli è una constatazione che ci affascina, noi che amiamo l’Italia, la sua gente, la sua lingua e le sue arti.
Per quanto riguarda il Belgio, erede dei Paesi Bassi (ossia le Fiandre, nel senso storico della parola), i legami che uniscono i suoi artisti all’Italia sono, si può dire, senza soluzione di continuità nel tempo e nei vari campi della creazione : da Orlando di Lasso a Pier Paolo Rubens, da Johannes Ciconia a Pietro Bruegel, da Antonio Van Dyck a Paolo Delvaux, da Andrea Gretry ad Alexis Curvers…
Le arti figurative, in particolare, hanno ricevuto impulso ed ispirazione dal « Bel Paese », considerato come fonte dei modelli estetici classici (con regole quali : idealizzazione, linea chiara, armonia, rigore della composizione, colori miti…).
Questa lunga e gloriosa tradizione — già tramandata principalmente attraverso il cosiddetto « viaggio in Italia » — è giunta intatta fino ai nostri giorni.
Non è senza emozione che si ritrova la suggestione italiana nell’opera del pittore vallone Louis Buisseret (Binche 1888 – Bruxelles 1956) la cui retrospettiva viene presentata al Museo delle Belle Arti di Mons.
Dipinse ritratti ed autoritratti, nudi e nature morte. Realizzò anche disegni ed incisioni.Fu precisamente il suo modo di disegnare, preciso e delicato, a fargli conferire, nel 1911, il « premier Prix de Rome » nella categoria « incisioni ».
Convinto assertore del classicismo rinascimentale, con particolare riferimento allo spirito del Quattrocento, Buisseret intendeva seguire ed applicare il grande insegnamento estetico italiano pervaso di umanesimo.
Co-fondatore, nel dicembre 1928, del gruppo « Nervia » il cui obiettivo era di operare a partire dal reale — magari con un tocco di misticismo — mettendo al centro dell’impegno artistico il paesaggio, la natura morta e soprattutto l’essere umano, le ricerche figurative di Buisseret appaiono perciò distanti dai movimenti di « avanguardia » di quel periodo (Surrealismo ed Astrattismo).
Queste sue convinzioni artistiche furono da lui trasmesse anche in quanto professore e Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Mons (1929 – 1949).
Andando avanti nelle sue ricerche, egli approdò, dopo il 1940, ad espressioni di carattere quasi metafisico nelle sue sobrie nature morte al punto da sembrare il suo lavoro pura ricerca formale.
Uomo colto, umanista esigente, Louis Buisseret considerò sempre l’Italia come la sua patria spirituale. Così testimonia un suo amico : « Ciò che egli ha cercato, perché non ha mai smesso di essere fedele al viaggio annuo in Italia, è il popolo italiano simile oggi a quel che già era stato. Quando dipinse le “Contadine” davanti all’uscio di casa era come se Ghirlandaio ne avesse evocato l’immagine tre secoli prima. ».
Bruxelles 22/10/1997
Illustration : Louis Buisseret, 1928– Dans l’atelier du peintre
Publié in : Club di conversazione italiana di Tournai (Lo Specchio), Bollettino n. 48 / novembre 1997