La « Questione Femminile » (1/2)

Il libro di Paola Gaiotti De Biase e Cecilia Dau Novelli, « La Questione Femminile », che presentiamo questa settimana, vuole rispondere ad una precisa esigenza di fondo.

Offrire agli alunni adolescenti — maschi e femmine — uno strumento per scoprire e capire una « questione », quella femminile, le cui dimensioni ormai investono l’intera società.

Le autrici hanno perciò impostato il loro lavoro in modo da poter inserire la « questione femminile » — in quanto problema interdisciplinare — nell’ambito scolastico e più precisamente all’interno dei programmi della scuola secondaria superiore.

Questa esigenza pedagogica modella infatti la struttura dell’intero volume secondo una suddivisione in due parti.

Nella prima si vogliono presentare le obiettive dimensioni della problematica mentre nella seconda, di natura antologica, vengono espresse, attraverso una abbondante documentazione tematica, « la pluralità delle voci e delle posizioni » nei riguardi della « questione ».

L’introduzione, dovuta soprattutto a Paola Gaiotti, precisa il quadro storico in cui la « questione femminile » è venuta a maturare fino all’esplosione del ‘68 e alla conseguente diffusione di massa, a livello mondiale, del problema della condizione femminile.

Emerge, nelle società moderne fra il XVIII e il XIX secolo, in Europa, nel continente segnato dall’impronta morale cristiana, la « questione femminile ». Essa trae la sua origine dalle tre rivoluzioni capitali che permettono di modificare e di superare, a partire della fine del ‘700, le antiche strutture politiche, sociali e culturali europee : la rivoluzione francese, la rivoluzione industriale, la rivoluzione del sentimento.

La rivoluzione francese colla sua affermazione della generale eguaglianza umana come principio fondamentale mentre nel concreto rifiuta quella eguaglianza alle donne in nome del loro ruolo materno ribadito e assolutizzato pone, attraverso questa contraddizione, « la condizione di una questione della donna come questione politica », come « un moto chiamato ad individuare degli obiettivi collettivi (il voto, il lavoro, la situazione giuridica della famiglia), storicamente concreti ».

La rivoluzione industriale, dal canto suo, con l’accesso al lavoro delle donne inaugura il processo di emancipazione della donna e particolarmente della sua indipendenza economica dall’uomo.

La rivoluzione del sentimento infine con l’emergenza di una cultura « romantica » in cui prende una notevole rilevanza « l’amore personale nella scelta matrimoniale e nelle attese di felicità » segna un altro momento significativo dell’affermazione delle donne. Si diffondono i collegi femminili i quali confermano « l’esigenza crescente di una figura femminile con un diverso modo di integrazione sociale ».

Il movimento femminista in quanto « tentativo di guidare e non solo di subire il processo di trasformazione » generato da queste tre rivoluzioni nasce intorno agli anni 1830-1840 e si sviluppa su due filoni : uno anglosassone in cui prevale un notevole impegno nei riguardi del diritto di voto (cf. le tenaci lotte delle « suffragette ») e uno francese, legato al movimento operaio, in cui si mette l’accento sul diritto al lavoro delle donne e al loro diritto all’indipendenza economica.

I marxisti accentueranno quest’ultimo indirizzo collegando l’emancipazione femminile alla lotta del proletariato contro il sistema capitalista.

Taintignies 16/02/1983

Illustration : Les suffragettes britanniques Annie Kenney et Christabel Pankhurst (vers 1908)

Publié in : « Sole d’Italia », 2/04/1983, nn. 1811-1812, « Un tema scottante che investe l’intera società_”La questione femminile” »

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