De nature biologique ?

La guerre serait-elle une nécessité de nature biologique ? Serait-elle inscrite dans l’ADN du vivant voire même dans la structure de la matière ?

De même qu’existe l’auto-réplication des éléments, la guerre en formerait le pendant sous la forme de l’auto-destruction ou mieux de l’auto-régulation.

Rumes 10/02/2019

Illustration : Arcangelo Petrantò, 2025 – L’ADN au cœur de la guerre ?
Image générée par IA (intelligence artificielle)

Ungaretti, De Chirico, Rastrelli, Rossetti e gli altri…

È diventato quasi un luogo comune, da alcuni anni, parlare dell’identità culturale delle seconde e (ormai) terze generazioni immigrate in Europa.

Eppure ancora negli anni sessanta l’identità culturale dei giovani migranti non suscitava un interesse particolare essendo questi ragazzi — secondo una diffusa opinione — destinati ad essere « assorbiti » dalla cultura predominante e cioè quella del paese di adozione. In particolare la sorprendente apparente facilità di assimilazione della lingua locale confermava tale opinione.

Pian piano che gli anni sono passati, tuttavia, la realtà non ha corrisposto alle generali aspettative.

Di fatto, i giovani immigrati, svantaggiati socialmente, confrontati ad un doppio sistema di valori, ad una doppia appartenenza culturale (quella del paese di origine tramite la famiglia e quella del paese di adozione tramite la scuola in primo luogo e poi tramite la vita sociale), hanno manifestato e manifestano tuttora segni di sradicamento linguistico e culturale, di marginalizzazione sociale, addirittura di « deculturazione ».

I conflitti esistenti tra i divergenti sistemi di valori, tra i divergenti modelli culturali si sono in tal modo come « materializzati » attraverso i giovani immigrati poiché, secondo M. J. Herskovits, « la cultura non è un’entità mistica che possa circolare senza i suoi messaggeri umani ».

Che ci sia, tuttavia, un processo generale « naturale » di revisione e di ristrutturazione dei due (o eventualmente più) sistemi culturali di riferimento è constatato dagli studiosi e dai vari operatori culturali.

È proprio in questo contesto di « ricostruzione », a livello di massa, di un modello culturale « altro », « diverso » e adatto alle dimensioni specifiche delle seconde e terze generazioni immigrate che un progetto culturale italiano dovrebbe poter inserirsi.

Proponendo che cosa ? Una « italianità » non da retorica o da luoghi comuni ma che aiuti invece i giovani immigrati italiani a superare i propri dubbi, che permetta loro di considerare gli altri e se stessi con fiducia, che dia loro quella sicurezza nella validità della propria esistenza/esperienza.

Insomma un progetto culturale italiano che porti avanti « esempi » e cioè che dimostri (o che suggerisca) come nella medesima situazione di fondo (migrazione), in altri momenti storici, sia potuto crescere, poiché la cultura è spazio aperto, una attitudine in cui l’elemento « italiano » avesse anche il suo posto. Giungendo persino talvolta ad esprimere — proprio per la particolare natura e densità dell’esperienza culturale — una vera e propria nuova e più ampia « italianità ».

E pensiamo allora inevitabilmente a uomini come Ungaretti e De Chirico (e a tanti altri) i quali nati, cresciuti e formati fuori d’Italia hanno espresso un approccio culturale « italiano » della realtà addirittura paradigmatico.

Giuseppe Ungaretti (1888-1970) nato ad Alessandria d’Egitto da immigrati lucchesi (il padre lavorava come operaio durante lo scavo del canale di Suez), che riceve nella medesima città una formazione francese, che prosegue gli studi a Parigi, alla Sorbonne e al Collège de France e che finalmente esprime una singolare opera poetica assolutamente rinnovatrice e nello stesso tempo continuatrice della grande tradizione lirica italiana.

E Giorgio De Chirico (1888-1978), nato a Volos, in Grecia, da genitori italiani (il padre, siciliano, era ingegnere nelle ferrovie), che riceve giovanissimo una prima educazione artistica all’Accademia delle Belle Arti di Atene, che prosegue gli studi artistici in Germania, a Monaco di Baviera (dove viene influenzato dalla pittura e dalla filosofia tedesca) e che finalmente esprime, nella sua fondamentale opera « metafisica » una « italianità » culturale d’avanguardia e nello stesso tempo diremmo quasi classica.

E altri come Bartolomeo Francesco Rastrelli (1700 ca-1771), architetto italiano nato e cresciuto in Francia, vissuto in Russia dove fu assoluto protagonista del rinnovamento edilizio ed urbanistico della città di Pietroburgo (attuale Leningrad)*, armonizzando ispirazione e forme rinascimentali e manieristiche con tipologie russe.

O ancora Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), nato a Londra da esuli italiani, pittore e scrittore, capofila, a metà dell’ottocento, del movimento « Pre-Raffaellita » inglese ove il riferimento italiano è esplicito.

E così per tanti altri…

Un progetto culturale italiano indirizzato verso i giovani italiani (e oriundi italiani) all’estero dovrebbe dunque, e così vogliamo concludere, proporsi di « rivelare » la particolare natura culturale dell’emigrazione.

Facendo in modo che l’elemento « italiano » potesse non solo essere « riconosciuto » ma diventare (come è avvenuto per Ungaretti, De Chirico, Rastrelli, Rossetti e gli altri…) punto di partenza, d’incontro e di confronto, di creazione, di crescita.

Taintignies 10/11/1982

Illustration : Bartolomeo Francesco Rastrelli – Le Palais d’Hiver de Saint-Pétersbourg (Russie)
Une partie de la façade vue depuis la Neva

Bâtiment de style baroque (achevé en 1762), le Palais d’Hiver fut la résidence d’hiver des tsars avant 1917
Il abrite aujourd’hui le musée de l’Ermitage qui contient l’une des plus grandes collections d’art du monde.

Parmi les très nombreux travaux accomplis par Bartolomeo Rastrelli dans l’ancien empire des tsars, il faut citer, outre le Palais d’Hiver, le couvent Smolny et le Palais Stroganof (également érigés à Saint-Pétersbourg), le palais de Tsarskoïe Selo (au sud de Saint-Pétersbourg), l’église Saint-André à Kiev (Ukraine) ou encore le palais de Jelgava en Lettonie

* La ville de Leningrad a repris, en 1991, le nom de Saint-Pétersbourg

Publié in : « Sole d’Italia », 20/11/1982, n. 1792, « Ungaretti, De Chirico, Rastrelli, Rossetti e gli altri… »

Pyramide

Observez-en bien de l’intérieur les arêtes
C’est une sorte de jeu de pliage géant
Telle une pyramide renversée
Ma vie va s’élargissant
Englobant cloaques et constellations.

Bruxelles 2/03/1990

Illustration : Arcangelo Petrantò, 2023 – Pyramide renversée aux grains rouges
Image générée par IA (intelligence artificielle)