Giuseppe Arconati Visconti e Costanza Trotti

Il castello di Gaasbeek, un centro di italianità risorgimentale

La sorte riservata all’Italia, nell’ambito della riorganizzazione politica europea elaborata al congresso di Vienna (1815), non è affatto brillante : l’Italia, spezzettata una volta ancora, ricade sotto il giogo straniero, in questo caso austriaco.

Sorgono società segrete aventi per obiettivo supremo di liberare il paese e di unificarlo politicamente.

Dei moti vengono organizzati ma falliscono. La repressione colpisce in modo estremamente rigoroso i patrioti. Quando possono fuggire, numerosi sono coloro che si esiliano volontariamente.

Un flusso di esuli provenienti dalla penisola raggiunge il Belgio, considerato paese liberale.

Fino al momento dell’unificazione italiana una vera e propria comunità formata da esuli transalpini si raggruppa principalmente a Bruxelles.

Tra le figure degli esuli italiani in Belgio si distingue particolarmente quella del marchese Giuseppe Arconati Visconti (Milano 1797 – Milano 1873), nipote di Paolo Arconati.

Favorevole all’indipendenza italiana, Giuseppe Arconati milita nelle file dei patrioti liberali contro l’occupante austriaco. Nel 1821, scampa per poco all’arresto ed è costretto all’esilio; prima a Parigi, quindi in Belgio, a Gaasbeek, nel castello di proprietà della sua famiglia.

Condannato a morte in Italia nel frattempo, Arconati s’impegna a fare della sua dimora un luogo d’incontro e di raccolta degli esuli politici italiani del campo moderato (in contrapposizione ai sostenitori di Filippo Buonarroti) [un rivoluzionario pisano anch’egli esule a Bruxelles in quegli anni]. Sua moglie, Costanza Trotti (Vienna 1800 – Vienna 1871), lo asseconda in questa azione.

Arconati tornerà in Italia soltanto nel 1838. Il fallimento dei moti milanesi del 1848 lo costringerà ulteriormente a stabilirsi nel Piemonte dove sedierà al Parlamento. Più tardi, nel 1865, sarà elevato al rango di senatore del Regno d’Italia. Muore a Milano l’11 marzo 1873.

Nei loro salotti, a Bruxelles dove possiedono un palazzo privato (Place Royale) e a Gaasbeek, i coniugi Arconati accolgono artisti ed eruditi, come Quinet, Longfellow o Adolphe Quetelet. Molti belgi, non meno autorevoli, partecipano agli incontri che organizzano. Esuli italiani famosi e meno famosi vengono ospitati più a lungo nel castello.

Il poeta Giovanni Berchet (Milano 1783 – Torino 1851), vi risiede a partire dal 1829. Pur occupandosi dell’istruzione di Carlo, figlio del marchese Arconati, egli studia la letteratura spagnola e traduce « I Nibelunghi » e « L’Iliade ». Pubblicherà inoltre a Bruxelles, nel 1837, una raccolta di « Vecchie romanze spagnole » tradotte in lingua italiana.

Lo scrittore e critico Giovita Scalvini (Botticino, Brescia, 1791 – Brescia 1843) vi rimane, a partire dal 1833, fino al suo ritorno a Brescia nel 1838. In quell’ambiente, si dedica alla traduzione in italiano della prima parte di « Faust ».

Il conte Giovanni Arrivabene (Mantova 1787 – 1881), anch’egli condannato alla pena capitale in Italia, soggiorna nel castello, in modo intermittente (soprattutto d’estate), dal 1827 al 1859, data alla quale torna in Italia.

Durante il suo esilio a Gaasbeek, il conte Arrivabene « non rimaneva ozioso, scrive Herman Vandormael. Nel1832,su richiesta diN. W.Senior,economistaeprofessore aOxford,il quale si interessavavivamenteaiproblemisociali,condusseun’indagine aGaasbeeksotto formadidomandeerispostedettagliatechedovevanodareun’immaginedeltenore di vitadei bracciantiagricoli. Accompagnato dal parroco o dalla guardia campestre che fungevano da interprete, Arrivabene faceva il giro delle case per esaminare come la gente era alloggiata e vestita, cosa mangiava, come lavorava, se i bambini frequentassero la scuola, ecc. Nel 1907, il capofila socialista Emile Vandervelde attinse nel lavoro del conte Arrivabene per il proprio studio : « E’ migliorata la situazione nelle campagne ? Un villaggio brabantino nel 1833. Gaesbeek. Com’è adesso. » Vi pubblicava i risultati della propria indagine condotta per mezzo delle 154 domande poste agli abitanti di Gaasbeek da Arrivabene. Ne trasse la conclusione che il tenore di vita tra il 1833 e il 1907 era aumentato molto leggermente, ma che i braccianti agricoli ed i piccoli agricoltori indipendenti continuavano a vivacchiare miseramente. »

Oltre a quest’indagine, che colloca il conte Arrivabene tra i precursori della sociologia moderna, l’esule italiano contribuisce utilmente ai lavori di diverse commissioni governative volte a migliorare la situazione delle classi lavoratrici.

Rumes 08/2017

Illustration : Vue aérienne du château de Gaasbeek (Brabant flamand, Belgique)

Le château présente un aspect médiéval de l’extérieur et des façades Renaissance côté cour

Brano tratto da « Histoire des Italiens en Belgique, de César à Paola », Arcangelo Petrantò, ACLI Belgio, 2000 (traduzione in italiano a cura dell’autore)

Publié in : Club di conversazione italiana di Tournai (Lo Specchio), Bollettino n. 227 / settembre 2017

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